La meravigliosa perfezione delle “diversità”
Pubblicato da Gianluca Patti in αὐτός · 31 Luglio 2016
Può davvero esistere una assurda corrispondenza tra violenza e diversità? Il senso di distruzione che consuma uomini e masse fino all’inverosimile tragedia, dove anche l’ultima scintilla di coscienza ed umanità si spegne inesorabilmente può davvero essere il frutto di identità alterate che si muovono impazzite verso una folle idea di uniformità, contraria a qualsiasi legge universale?
Veniamo al mondo come naturale evoluzione di un tutto che è diversità, che trova pieno equilibrio e perfezione espressiva nella diversificazione del creato. Ne siamo parte indissolubile, è per noi energia vitale senza la quale non potremmo essere.
Siamo colori, forme, suoni, emozioni pulsanti. Dall’infinitamente grande all’infinitamente piccolo l’universo ci racconta il mistero del nostro esistere nella bellezza della difforme molteplicità.
In egual modo il miracolo della diversità si configura nel nostro vivere interiore modellando percezioni, idee, sensazioni che definiscono i contorni della nostra individualità come unità inseparabile, stretta nell’abbraccio universale della vita.
Basta osservare l’esistenza che ci circonda per comprendere che l’idea di uniformità è solo un miraggio di follia nel deserto della mente. Il respiro della vita si muove su frequenze sottili ed irripetibili, in una ciclica danza i cui passi mutano in eterno.
Religioni, culture, etnie, ideologie, etica e valori, status sociale, orientamento sessuale, caratteristiche corporee, temperamento e carattere, abilità e limiti si alternano e si fondono come colori sulla tela del mondo, dando volto all’umanità di cui siamo materia e spirito pulsante.
Non è credibile che questa sete di morte e devastazione sia realmente frutto di un’attività discriminatoria verso differenti modi di essere, di sentire, celebrare e contemplare la vita.
Sarebbe un impossibile paradosso esistenziale che porterebbe alla inevitabile negazione del sè.
Ci si rende allora conto che il termine “diverso” è privo di qualsiasi significato perché muore nell’istante in cui nasce l’idea stessa di vita. L”altro” è in realtà una delle infinite parti di noi stessi.
Qual’è allora il senso di quest’odio che da sempre muove il passo dell’uomo verso sentieri di morte, violenza e devastazione? E’ solo’ il rifiuto del proprio esistere che cerca perdute identità e sintetico potere attraverso la prevaricazione e la sopraffazione dell’altrui esistenza.
Una consapevolezza, questa, che ci permette di comprendere come ogni espressione di razzismo ed intolleranza sia in realtà una sottile forma di autodistruzione, una negazione di se stessi alimentata da un desiderio di annullamento personale.
Chi ama davvero se stesso ama la vita tutta, non genera odio. E’ chimica dello spirito. E’ legge universale.
Nella consapevolezza di noi stessi l’ego scompare e in un istante diveniamo lo specchio del mondo nutrendoci contestualmente dell’altrui riflesso, fino a fonderci e scomparire in esso.
E’ l’istante, questo, in cui diveniamo arcobaleno oltre l’orizzonte della vita.
Veniamo al mondo come naturale evoluzione di un tutto che è diversità, che trova pieno equilibrio e perfezione espressiva nella diversificazione del creato. Ne siamo parte indissolubile, è per noi energia vitale senza la quale non potremmo essere.
Siamo colori, forme, suoni, emozioni pulsanti. Dall’infinitamente grande all’infinitamente piccolo l’universo ci racconta il mistero del nostro esistere nella bellezza della difforme molteplicità.
In egual modo il miracolo della diversità si configura nel nostro vivere interiore modellando percezioni, idee, sensazioni che definiscono i contorni della nostra individualità come unità inseparabile, stretta nell’abbraccio universale della vita.
Basta osservare l’esistenza che ci circonda per comprendere che l’idea di uniformità è solo un miraggio di follia nel deserto della mente. Il respiro della vita si muove su frequenze sottili ed irripetibili, in una ciclica danza i cui passi mutano in eterno.
Religioni, culture, etnie, ideologie, etica e valori, status sociale, orientamento sessuale, caratteristiche corporee, temperamento e carattere, abilità e limiti si alternano e si fondono come colori sulla tela del mondo, dando volto all’umanità di cui siamo materia e spirito pulsante.
Non è credibile che questa sete di morte e devastazione sia realmente frutto di un’attività discriminatoria verso differenti modi di essere, di sentire, celebrare e contemplare la vita.
Sarebbe un impossibile paradosso esistenziale che porterebbe alla inevitabile negazione del sè.
Ci si rende allora conto che il termine “diverso” è privo di qualsiasi significato perché muore nell’istante in cui nasce l’idea stessa di vita. L”altro” è in realtà una delle infinite parti di noi stessi.
Qual’è allora il senso di quest’odio che da sempre muove il passo dell’uomo verso sentieri di morte, violenza e devastazione? E’ solo’ il rifiuto del proprio esistere che cerca perdute identità e sintetico potere attraverso la prevaricazione e la sopraffazione dell’altrui esistenza.
Una consapevolezza, questa, che ci permette di comprendere come ogni espressione di razzismo ed intolleranza sia in realtà una sottile forma di autodistruzione, una negazione di se stessi alimentata da un desiderio di annullamento personale.
Chi ama davvero se stesso ama la vita tutta, non genera odio. E’ chimica dello spirito. E’ legge universale.
Nella consapevolezza di noi stessi l’ego scompare e in un istante diveniamo lo specchio del mondo nutrendoci contestualmente dell’altrui riflesso, fino a fonderci e scomparire in esso.
E’ l’istante, questo, in cui diveniamo arcobaleno oltre l’orizzonte della vita.
Gianluca Patti